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Migliaia di frammenti scritti raccontano la quotidianità dell’antico Egitto

Erica Pace |

Commerci, materiale didattico, punizioni scolastiche: dai reperti di Athribis il racconto della vita nell’antico Egitto. Nella zona archeologica, che si estende su più di 30 ettari a 200 chilometri da Luxor, sono stati trovati circa 18.000 ostraka, frammenti di ceramica con parole scritte sopra, che offrono indizi preziosi sulle usanze del tempo. Il termine ostrakon viene dal greco e significa “conchiglia”, ma era usato per indicare anche pezzi di vasi o oggetti rotti su cui si appuntavano notizie o si votava in caso di procedura di ostracismo, il bando che colpiva il cittadino ritenuto pericoloso per la sicurezza dello Stato e che prende il nome proprio da questo frammento di terracotta.

Quelli scoperti grazie agli scavi condotti da Christian Leitz dell’Istituto per gli studi del Vicino Oriente Antico (IANES) dell’ Università di Tubinga, in Germania, in collaborazione con il Ministero egiziano del turismo e delle antichità, risalgono a circa 2000 anni fa: documentano liste di nomi, acquisti di cibo e oggetti di uso quotidiano, esercizi di scrittura di una scuola, comprese le righe scritte dagli alunni per punizione, problemi aritmetici, esercizi di grammatica. L’80 per cento sono in demotico, scrittura amministrativa comune nei periodi tolemaico (305 a.C.- 30 a.C.) e romano (30 a.C.- VII secolo), con inchiostro e calamo, ma ci sono anche ostraca in ieratico, geroglifico, copto e arabo. Infine, quelli “pittorici” con rappresentazioni di umani, divinità e animali.

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