Restiamo Uniti

Fantascienza per in-coscienti

Paolo Maria De Felice |

Una volta ogni tanto dobbiamo tutti partire per Marte, giusto?

Beh, non Martino, che era sempre escluso da ogni genere di gruppo e aveva pure una scritta “prendetemi a calci” dietro la schiena.

Un giorno Martino andò al lavoro.

Wow, sì perché si era laureato in arte, quindi faceva il dottore, perché non lo so, però è così!

Avete mai pensato a quanti accenti ci sono in questa penultima frase? Vabbè, torniamo al testo.

Allora, il suo primo paziente era Mister Josef, che era odiato da tutti e aveva commesso minimo minimo quattrocentomila azioni illegali, ma vabbè…

Si volle far visitare per vedere se stava in forma per rubare una banca con un pedalò.

Martino disse: “Di’ trentatré” con le sue mani sulla schiena di Mister Josef, che ripeté: “Trentatré”; poi aggiunse: “Trentatré trentini entrarono in Trento tutti e trentatré trotterellando”.

Poi Martino cambiò del tutto la sua ipotesi e disse: “Morirai presto”. Non vi dico la faccia disperata di Mister Josef…

Martino abbandonò l’arte/medicina e volle andare su Marte!!!

Quindi andò su Marte. Ma non era Marte, era un pianeta di un’altra Via Lattea.

Lì c’erano i sambsf, i sambsf e i sambsf, erano davvero stupidi. Si facevano domande del genere: “Non capisco, ho dato una bomba alla mia bambina di tre mesi e ha fatto esplodere tutta la fabbrica”.

Martino rimase affascinato dalla loro cultura. Decise di entrare in un bar. C’erano i politici del pianeta di cui non ricordo il nome, sempre che l’abbia mai saputo, ma dettagli…

Comunque c’erano Donaltrampoli, Dimansc, Salvatombini e Giorgia Peperoni sott’olio senza sale grazie.

E urlavano a squarciagola: “ Viva la cinrra, tu sei la migliore, viva la cinrra, tu sei nel nostro cuore”.

Ma poi Martino, guardando il cameriere del bar, si ritrovò magicamente in una fiaba e doveva sconfiggere… rullo di tamburi… Genoveffa, una carie maledetta.

Eh, sì Martino doveva sconfiggere la carie Genoveffa. Prese un dentifricio e uno spazzolino e la sconfisse.

Tutto qua, vabbè, fine del racconto…

Morale della fantascienza: lavatevi bene i denti!

Paolo De Felice (I media A)