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Vincitori concorso : Il coronavirus dagli occhi di chi studia all’estero

Giulia Marino |

Attualmente i liceali italiani in mobilità internazionale che si trovano all’estero per frequentare l’anno scolastico sono più di 10.000, stando al rapporto 2019 dell’Osservatorio nazionale sulla internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca della Fondazione Intercultura.

Sono più di 10 mila e non sanno cosa fare.

È grande la preoccupazione

e lo stato di incertezza tra questi studenti. Soprattutto per coloro che attualmente si trovano nei Paesi in cui si registra una rapida crescita dei contagi da Covid-19, e dai quali non sono più permesse le partenze per l’Italia. Ma non solo.

Provvedimenti da ogni nazione, stato, provincia, scuola e singola agenzia o organizzazione internazionale si accumulano per creare sempre più confusione. Le domande, però, alla fine sono sempre le stesse. Interromperanno il programma di scambio? Cosa succederà se la mia scuola ospitante chiuderà ? Perderemo l’anno scolastico? Come torneremo a casa a fine anno se le frontiere saranno ancora bloccate?

“In questo momento, salvo poche eccezioni,

non ci sono indicazioni di rientro e restano sconsigliati i viaggi da/per l’Italia, sia dai governi esterni che quello Italiano, che richiede responsabilità di tutti i cittadini nel limitare i viaggi,” ha dichiarato l’organizzazione YouAbroad in un comunicato alle famiglie

Alcuni studenti tedeschi che hanno preso parte al programma grazie a una borsa di studio fornita dal governo, ovvero chi è partito con il programma CBYX, sono stati richiamati in Germania e torneranno in patria nei prossimi giorni.

Anche alcune agenzie a cui si erano affidati anche studenti italiani, tra cui ISE, Educatius e Intercultura (AFS), hanno iniziato a far rientrare gli studenti, per paura delle conseguenze del rapido evolversi del virus.

Molti genitori,

vista la gravità della situazione, stanno considerando di far rientrare i figli anche senza un’interruzione forzata del programma.

Tuttavia non si tratta di una decisione da prendere alla leggera, dato che l’abbandono del programma di scambio senza autorizzazione potrebbe comportare la perdita dell’anno scolastico.

Tornare in Italia non è la soluzione. Significa tornare in una scuola chiusa, tornare senza pagella per chi è partito a Gennaio e con solo la pagella del first semester per chi fa l’anno,” ha dichiarato invece l’organizzazione High School Master Studio in un comunicato alle famiglie.

Tuttavia, come ha fatto sapere Il Sole 24 ore, l’Ambasciata italiana a Washington ha concordato con Alitalia un programma ridotto di voli solo andata valido fino al 13 Aprile per assicurare proprio il rientro degli studenti Italiani all’estero.

Al momento gli stessi enti e le società

cui gli studenti exchange si sono affidati per organizzare il loro anno di mobilità internazionale possono fornire ben poche certezze e cercano di dare indicazioni giorno per giorno, a seconda dell’evolversi della situazione in Italia e all’estero.

Sebbene la maggior parte di esse abbia pluriennale esperienza in questo campo e procedure rodate per affrontare ogni tipo di emergenza, sono impotenti di fronte eccezionalità delle attuali circostanze, e di fatto lasciano questi ragazzi a “navigare” questo mare inesplorato da soli senza sapere bene a chi rivolgersi.

Come potete immaginare, quella che stiamo vivendo è una situazione eccezionale mai vissuta prima che sta preoccupando tutti, in particolare chi sta programmando un viaggio o chi si trova attualmente all’estero,” ha dichiarato l’organizzazione WEP in un suo comunicato.

All’improvviso tutti i consigli

che sono stati dati a questi ‘exchange students‘ nei mesi precedenti alla partenza non sono più validi. Se prima si diceva “cercate di stare con i vostri amici il più possibile” e “partecipate a tutti gli eventi che la scuola propone” adesso viene detto di limitare i contatti al minimo ed evitare i grandi assembramenti di persone.

In molti paesi ospitanti

sono state adottate misure simili a quelle italiane per quanto riguarda le scuole e le università, attivando le lezioni online per un mese o, in alcuni casi, anche per il resto del semestre. Sono state cancellate anche tutte le attività extra scolastiche come il Prom e gli sport primaverili, contribuendo a dare la sensazione di non godere appieno dell’esperienza.

Il risultato di tutto questo?

Un grande sgomento e la sensazione che quello che per molti è il sogno di una vita stia andando sprecato. Aggiungere questi sentimenti di sconforto in una situazione che è già emotivamente difficile, non sarebbe una situazione facile per nessuno, tanto meno per dei ragazzi che devono ancora compiere la maggiore età.

Diciamocelo chiaramente, il Coronavirus è una sfida già difficile per coloro che sono è in Italia con la propria famiglia, immaginiamoci per quanti di noi si trovano a migliaia di chilometri da casa con una famiglia che non è la propria, cercando di comprendere un sistema d’immigrazione che non è il suo, ed un sistema di leggi che non gli appartiene.

Come se non bastasse, nei paesi ospitanti in cui il virus apparentemente sembra non essersi ancora diffuso, i compagni di scuola e le famiglie sono nella situazione psicologica di noi italiani soltanto poche settimane fa, e pertanto non comprendono l’agitazione degli studenti italiani, che stanno già vivendo gli effetti del Coronavirus in Italia tramite amici e parenti.

Qui negli Stati Uniti

e nel Massachussets in particolare, benché sia stato dichiarato lo stato di emergenza e il numero dei casi sia in aumento, e nonostante sia stata disposta la chiusura delle scuole fino al 27 aprile 2020 non si ha la stessa consapevolezza che c’è in Italia e il problema viene ancora minimizzato.

Se sicuramente l’incertezza data dall’evolversi degli eventi desta ogni giorno non poche preoccupazioni quello che colpisce di più è come la situazione venga sottovalutata da chi non ne ha ancora sperimentato gli effetti. E mentre si assiste impotenti alla continua violazione delle direttive per la prevenzione del contagio, la sensazione è quella di trovarsi sulla riva dell’oceano in attesa di un inevitabile tsunami.

L’Anno Scolastico all’Estero

dovrebbe essere per definizione un’occasione di crescita, quel momento della vita in cui chi vi partecipa impara a confrontarsi con le sfide, piccole e grandi, del mondo reale, senza la rete di protezione della propria famiglia. Tuttavia, di solito, una pandemia globale non è decisamente contemplata tra le possibili difficoltà da affrontare.

Gli Studenti del 2020, invece, potranno aggiungere anche una emergenza epidemiologica mondiale alla lunga lista di ostacoli che avranno dovuto superare durante il loro Anno Scolastico all’Estero.

Giulia Marino

( IV A Liceo- Triennio)