Racconti

Alfredo e la Smarrisfera

Gabriele Orsi |

Quanto volte ci capita di non dare peso a tutto ciò che giudichiamo, con troppa superficialità, inutile? Gabriele Bianciardi, di 3ª media A, con la storia di Alfredo vuole aiutarci a capire che ogni nostro gesto, ogni nostra azione, ogni nostra parola ha una conseguenza sul mondo che ci circonda. E sarebbe meglio farci più attenzione, se non vogliamo che la terra esploda.  

Un mattino luminoso del giorno sabato 24 Settembre dell’anno 2019, Alfredo, un ragazzino di tredici anni, si svegliò con una strana sensazione. Alfredo era alto e magro, aveva capelli mossi, corti e castani, i suoi occhi erano di un colore verde molto chiaro.

Quella notte aveva fatto un sogno molto strano, che continuava a restargli impresso nella mente come se lo avesse vissuto nella vita reale. Era stato un sogno breve, ma impressionante. Aveva sognato di svegliarsi la notte infastidito da un oggetto scomodo sotto al suo cuscino. Incuriosito vi aveva infilato una mano e ne aveva tratto un orologio digitale. Alfredo era stato pervaso da una certa confusione, essendo certo di non avercelo messo.

Improvvisamente il quadrante si era illuminato di una luce accecante ed una voce metallica aveva riempito la stanza, dicendo: “Ti rivelerò il segreto di ciò che era posseduto dai giovani ed ora non lo è  più”.

Alfredo gli aveva chiesto, sbalordito: “Cosa sei?”

In quel momento la luce era aumentata tanto da nascondere tutto il resto ed il sogno era finito. Alfredo, con la testa vorticante, istintivamente infilò una mano sotto al cuscino e, quando sentì un oggetto liscio e freddo toccato dai suoi polpastrelli, impallidì. Con mano tremante lo tolse da dove si trovava e vide l’orologio del sogno.

Si pizzicò e si rese conto di essere ben sveglio. Rivolse un timido “C’è nessuno?” all’orologio ed il suo quadrante si illuminò.

“Ti sei svegliato finalmente!”, disse lui in tono scherzoso con la sua voce metallica.

“Adesso me lo dici cosa sei?”,  chiese Alfredo, rassicurato dal tono di voce dell’oggetto.

“Sono un orologio e, come vedi, non uno qualunque. Io sono il guardiano della smarrisfera, un’area della terra che si trova intorno al suo nucleo. La smarrisfera è il luogo dove finiscono tutti gli oggetti immateriali persi dai giovani. La smarrisfera non è infinita, perciò a volte si riempie e, se non viene svuotata ogni volta che ciò accade, si crea un’enorme pressione che mette la Terra a rischio di esplosione. È per questo che i Seleniti, gli abitanti della Luna, che hanno a cuore la salvezza della terra, mi hanno progettato per scegliere il giovane che perde la minore quantità di questi oggetti per svuotarla”.

“Però!”, disse Alfredo, “E come ci si arriva nella Smarrisfera?”

“Ci si arriva con un raggio che rende incorporei, permette di toccare gli oggetti immateriali e ridistribuirli in superficie. Accetterai questo compito?”

“Sì, accetto”.

Così un raggio rosso investì Alfredo e lui cominciò a precipitare, finché non si fermò in mezzo ad oggetti di svariate forme e l’orologio, appena atterrato accanto a lui, glieli illustrò.

C’erano: mani di fango congiunte a mo’ di preghiera, che rappresentavano le suppliche vane rivolte ai genitori per ottenere favori; palloni infuocati, rappresentanti le inutili discussioni sul calcio; dei dispositivi elettronici spezzati, per il tempo perso nei videogiochi, ed infine dei fogli d’oro scarabocchiati, rappresentanti i compiti svolti superficialmente.

Dopo averli contemplati, Alfredo li prese tutti con sé, li lanciò in aria e si ridistribuirono in superficie. Dopodiché Alfredo e l’orologio risalirono e l’effetto del raggio terminò.

“Ti devo chiedere un’ultima cosa, orologio”, disse Alfredo, “Perché gli oggetti immateriali scendono nella smarrisfera?”

“Il motivo è semplice: se gli oggetti immateriali perdono il loro proprietario, perdono ciò che li lega al mondo della materia, perciò diventano completamente incorporei e accade come con il mio raggio, precipitano fino alla smarrisfera”.

“Capito tutto”, ribatté Alfredo, “E adesso? Ci salutiamo?”

“Nossignore, io resterò con te fino alla fine della tua giovinezza, dopodiché ci saluteremo”.

Al giorno d’oggi Alfredo e l’orologio sono ancora insieme ed il nostro pianeta sarà al sicuro per un bel po’.

 

un racconto di Gabriele Bianciardi, 3ª media A