Lettura & Poesie

Una tristezza infinita

Paolo Bregni |

Tom, un ragazzino di dodici anni, viveva felice insieme alla sua famiglia in Africa. Era molto povero.

Sua madre, Lisa, si occupava di Tom, mentre il padre, Joe, andava a cercare da bere e da mangiare molto lontano, perché le risorse scarseggiavano.

 Tom giocava spesso con i suoi amici

Si divertiva e scherzava e non si rendeva conto della situazione economica in cui si trovava la sua famiglia.

Un giorno i genitori di Tom decisero di lasciare l’Africa e di emigrare in Europa, sperando di trovare un lavoro ed una vita migliore.

Tom, però, era molto triste

per quella decisione, perché non voleva lasciare i suoi amici e la terra dove era nato. I genitori lo convinsero. Arrivati in Italia, nella città di Roma, Tom scopri un mondo totalmente diverso.

C’erano dei palazzi immensi

e molto popolati, moltissimi negozi e ristoranti, ma soprattutto la gente trascorreva quasi tutto il tempo al cellulare, un dispositivo con il quale si poteva parlare con altre persone non presenti, fare delle foto e anche giocare a degli strani giochi chiamati videogiochi.

A quanto pare si divertivano così.

Tom era stato iscritto dai genitori in una scuola pubblica cosicché avrebbe potuto imparare la lingua italiana.

Egli cercò di fare nuove amicizie

con i suoi compagni di classe, ma loro non gli parlavano e lo prendevano in giro per il colore della sua pelle scura e per la sua difficile situazione economica. Lo avevano soprannominato liquirizia. Tom rimase per un lungo periodo senza alcun amico. I suoi compagni avevano anche iniziato a bullizzarlo, tirandogli calci e pugni.

Ormai cresciuto, all’età di 17 anni

Tom non aveva nessun amico e un giorno i suoi genitori vennero investiti e morirono. Tom, scioccato dalla morte dei genitori, non sapeva più cosa fare. I ragazzi continuavano a bullizzarlo e lui era rimasto totalmente solo.

Con l’animo distrutto e una solitudine infinita

Tom aveva iniziato a parlare con gli oggetti, aveva delle crisi di pianto improvvise e stava impazzendo. All’età di 21 anni, ormai impazzito e stanco per tutto quello che le persone gli avevano fatto,  decise di mettere fine a quell’inferno.

 Si avvicinò alla balaustra del balcone di casa sua e si lasciò andare.

Paolo Bregni   (IA media)