Era una bella giornata di sole, stavo portando a spasso il mio cane e incontrai… qualcuno, non ricordo il nome, del resto come per tutti quelli che incontro, perché per me ogni giorno è un giorno nuovo.
Camminai fino a sera, la luna illuminava quel tratto di strada che dovevo percorrere e la luce fioca dei lampioni si rifletteva su dei ciottoli tipici delle strade della mia città. Il cane si avvicinò incuriosito ad un tombino, quando vidi sbucare una mano che apparteneva ad una donna. Lo capii dalle dita affusolate e dall’anello che indossava. Era una fede con un’ incisione argento. Non era uno zombie, forse un cadavere, chissà!
A me piacciono i film con gli zombie, li guardo da quando ero piccolo; da quando vidi “La notte dei morti viventi” non ne ho perso uno! Io amavo questo genere di film, mentre mio fratello amava un altro genere. Mi ritrovai in manette davanti un poliziotto che mi accusò di aver commesso un crimine. Io non ricordo. Ricordo un fiore rosso in mezzo ad una strada. Mi saltò subito agli occhi perché era particolarmente bello, quel blu intenso…
Ora sento una voce, è di nuovo l’agente di polizia che mi chiede con aria affrettata: “Dove ti trovavi nell’ora dell’omicidio?”. ”Omicidio? Allora non era la mia fantasia, è la realtà!”. Mentre mi fissava con quello sguardo freddo, mi invase un senso di angoscia e di paura. Le mie mani erano gelide e quella sensazione di impotenza e di confusione iniziò a farsi più acuta. Non riuscivo a rispondere nemmeno alle domande più semplici .” Come ti chiami?”, mi chiese. Non usciva niente dalla mia bocca. Il poliziotto incalzava: “Lei ha ucciso sua moglie”. “Moglie?”, pensai tra me e me, “Sono stato sposato?”. Il mio sguardo si posò subito sulla mano sinistra. Portavo una fede con un’incisione argento, proprio come la mano che avevo visto.
Chiesi di liberarmi le mani per prendere un fazzoletto ma invece trovai il fiore rosso. Strano pensavo fosse blu. Ma un ricordo mi apparve all’improvviso. Quel fiore che portava la mia amata tra i capelli era stato sporcato di rosso proprio per causa mia. La mia gelosia per un attimo si era trasformata in follia.
Un momento di lucidità mi fece incontrare gli occhi della giustizia. Dissi al poliziotto: “Sono pronto, agente”. Da adesso vivrò la mia vita dietro delle sbarre di ferro, ma non sono preoccupato perché presto questo sarà cancellato dalla mia testa. A causa dell‘Alzheimer tra qualche giorno dimenticherò tutto. Domani sarà un giorno nuovo.
Ginevra Giallonardo (I liceo B)