Ho solo dieci anni
Mi chiamo Marco, ho dieci anni. Ieri stavo giocando nel giardino di casa, poi sono caduto per terra. Mi sono risvegliato in una stanza bianca, con una luce fredda e mia mamma curva sul il mio letto. Le lacrime le rigano il viso, lei ha sempre avuto un sorriso caldo e accogliente ma, in una notte, quel sorriso è scomparso. Non sorride più, piange, e io non capisco il perché. Mi metto a sedere sul letto e sento una forte fitta nel petto. Tutto fa male, troppo male, vorrei urlare e piangere, ma le urla rimangono soffocate nella mia gola, dalla mia bocca non esce che un sospiro, ma mamma sembra aver capito tutto. Io, invece, continuo a non capire, cosa mi è successo?
Entra un dottore in camera, non ha il camice bianco come il dottore da cui vado di solito, ma è tutto coperto da una strana tuta di plastica, quasi come quelle degli astronauti, chissà… magari è passato qui prima di andare sulla luna! Penso si sia reso conto che sono sveglio, perché comincia a parlare con mamma a voce molto bassa, per non farsi sentire: non deve averle dato buone notizie, perché mamma scoppia di nuovo a piangere. Io, intanto, sono lì che cerco di intercettare qualche parola, ma il poco che riesco a sentire sono parole difficili, di cui non conosco il significato. Ad un certo punto, sento parlare di Coronavirus, un’altra parola difficile, ma questa mi sembra familiare, so di averla già sentita anche se non so dove.
Mamma torna da me e cerca di non farmi vedere che ha pianto, mi chiede se voglio qualcosa e così le faccio accendere la tv. Appena lo fa, si vede tanta gente vestita come quello strano dottore e sullo schermo leggo la stessa parola di prima: “Coronavirus”, accompagnata dalla parola “morti”. Mamma cambia subito canale e mette i miei cartoni, ma io inizio a capire: è quella brutta malattia per cui siamo tutti chiusi in casa da un mese, il motivo per cui mamma mi ripete sempre di lavarmi le mani, ma adesso che c’entra con me? E perché si parla di morti? Mamma mi ha sempre detto che prendendo le medicine si guarisce, quindi perché non danno una medicina anche a loro, così stiamo tutti bene?!
Mi metto a guardare i cartoni, ma inizio ad avere paura… e se anche io avessi quella malattia? E se anche io dovessi morire? A scuola ci hanno sempre parlato della morte come qualcosa di lontano, che succede agli anziani che salgono in Paradiso, io però sono piccolo, ho solo dieci anni. Ho tutta la vita davanti, vorrei diventare un calciatore, partire per un posto lontano, andare sulla luna, ma se devo salire in cielo adesso, quando avrò tempo per tutte queste cose? E poi una volta che sarò lì, cosa dovrò fare? Rivedrò mai la mia mamma?
Mentre penso a tutte queste cose, sento un rumore metallico, fa beep beep beep, sento mia mamma urlare, vedo il medico avvicinarsi e poi tutto ad un tratto, non vedo più nulla.
Maria Vittoria Cesareo
(II B liceo)