“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti : accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”. (I. Calvino, Le città invisibili )
Sono felice e orgogliosa che i miei giovani studenti delle terze medie abbiano accolto, con l’entusiasmo, la creatività e la ricchezza di idee che li contraddistinguono, la sfida di percorrere, in un momento così difficile e straniante per tutti, questa seconda strada.
Le città invisibili sono
infatti, non solo l’espressione di una capacità innata di scovare bellezza e darle voce e vita nonostante tutto, ma anche la dimostrazione della volontà di assumersi il rischio di uno sguardo consapevole e attento sulla realtà che li circonda. E questo sguardo è carico di speranza, di ottimismo, di spirito di condivisione: commuove e aiuta a guardare oltre.
Si tratta
di immagini cittadine in cui si intrecciano osservazione e fantasia, desideri, ricordi, aspettative, in uno stile personale e raffinato per la loro giovane età.
Ne pubblichiamo una selezione, il cui criterio è stato quello di un più stretto legame nel contenuto con l’emergenza che stiamo vivendo, ma colgo l’occasione di ringraziare di cuore tutti gli studenti per il loro magnifico contributo.
Romana Agostinelli