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Museo della Liberazione

Olimpia De Windisch Graetz |
 

-PERCORRENDO VIA TASSO-

Cos’è presente?

Nei pressi di Via Tasso a Roma si trova il Museo della Liberazione. Per questa via,passarono circa 2.000 tra donne e uomini, partigiani, militari e cittadini comuni.
Le celle di detenzione sono come furono lasciate al tempo. Oggi queste stanze sono dedicate alla memoria di coloro che vi furono detenuti. In questo modo si trasmettono le più drammatiche e significative vicende nazionali e romane dell’occupazione.
È allestito nei locali dell’edificio che, nell’occupazione nazista di Roma,venne utilizzato come carcere dal Comando della Polizia di sicurezza.
L’ambasciata tedesca ne fece sede del proprio ufficio culturale e degli addetti militari e di polizia. L’incarico fu assunto dal capitano delle SS Herbert Kappler come funzionario della Polizia di sicurezza o SIPO. Era il luogo dove si veniva portati, anche senza motivo, interrogati, detenuti e torturati. Se no erano destinati al carcere di Regina Coeli,  condanne al carcere in Germania o alla fucilazione a Forte Bravetta, alla deportazione, oppure alle Fosse Ardeatine.

Com’è strutturato?
Nella visita, che comincia al piano terra, si nota la presenza di vecchi uffici amministrativi tedeschi che non esistono più. Però attualmente viene utilizzato per visite didattiche o conferenze.                                                                                 Il secondo piano è suddiviso in cinque celle, con le porte, le grate, il pavimento, il bagno e le cucine autentici. I graffiti sulle pareti indicano i pensieri dei prigionieri, i calendari personali, le loro paure e le loro aspettative e delle torture subite.
Infine, c’è il terzo piano. L’appartamento ha una pianta identica a quella del precedente ed è conservato come il primo. In questo caso le celle aperte alla visita sono quattro, con i graffiti dei prigionieri e una vasta mostra davvero molto interessante con le esposizioni dei giornali clandestini del movimento della Resistenza.
Esso raccoglie documenti originali, cimeli, giornali e manifesti, volantini, scritti e materiali iconografici. Tutti oggetti relativi all’occupazione nazifascista di Roma nell’ambito della Resistenza Italiana, durante la Seconda Guerra Mondiale.
Com’è finita?
Durante la liberazione di Roma, l’edificio fu sgomberato in tutta fretta dai nazisti. Essi approntarono due autocarri per trasferire i prigionieri a Verona. Per un guasto ad uno dei camion adibiti al loro trasporto, furono costretti ad abbandonare, nell’edificio sotto chiave,i detenuti che non poterono trasferire. Tra questi vi erano anche il comandante delle Brigate Matteotti Giuseppe Gracceva, il docente Arrigo Paladini ed il grafico e pittore Sergio Ruffolo. Poco dopo l’allontanamento dei tedeschi, lo stabile fu preso d’assalto dalla popolazione, che liberò i prigionieri e lo saccheggiò. L’altro gruppo di reclusi in trasferimento, tra i quali il sindacalista ed ex-deputato Bruno Buozzi, venne passato per le armi a La Storta.
Lo stabile di Via Tasso fu quindi occupato da famiglie di sfollati che avevano perso la loro casa per la guerra.